Giornata mondiale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza

È un vero piacere per la nostra Fondazione celebrare la giornata mondiale delle Donne nella Scienza con un’intervista speciale alla Dott.ssa Francesca Catalano e Dott.ssa Federica Cavalcoli

Il 22 dicembre 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di istituire una Giornata Internazionale per riconoscere il ruolo fondamentale che le donne e le ragazze svolgono nella scienza e nella tecnologia: https://en.unesco.org/commemorations/womenandgirlinscienceday
La Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza viene celebrata ogni anno l’11 febbraio ed è un’opportunità per promuovere il pieno e uguale accesso e partecipazione alla scienza per le donne e le ragazze. L’uguaglianza di genere è una priorità globale per l’UNESCO e il sostegno alle ragazze, la loro istruzione e la loro piena capacità di far sentire le loro idee sono leve per lo sviluppo e la pace.
Affrontare alcune delle più grandi sfide per lo sviluppo sostenibile – dal miglioramento della salute alla lotta al cambiamento climatico – dipenderà dallo sfruttamento di tutti i talenti. Le donne che lavorano nella ricerca ampliano il pool di ricercatori di talento e apportando nuove prospettive, talento e creatività. Questa Giornata vuole ricordare che le donne e le ragazze svolgono un ruolo fondamentale nelle comunità scientifiche e tecnologiche e che la loro partecipazione dovrebbe essere rafforzata.
Perciò siamo lieti di partecipare, assieme alle altre associazioni europee alla campagna di sostegno e promozione di questa giornata con due interviste a due giovani Dottoresse che collaborano spesso alle iniziative della nostra Associazione.

È un vero piacere per la nostra Fondazione celebrare la giornata mondiale delle Donne nella Scienza con un’intervista speciale alla Dott.ssa Francesca Catalano, Dirigente Farmacista presso l’Ospedale Maggiore ASST-Crema, che collabora strettamente con i Colleghi del Centro per l’HHT della Rete Nazionale Malattie Rare di Crema per quanto riguarda i piani terapeutici e farmaci necessari ai pazienti HHT.

Domanda 1: Da cosa è iniziato il tuo interesse per la scienza?
Perché credo che la scienza sia il motore per il progresso dell’umanità.

Domanda 2: Cosa ti ha portato ad interessarti di HHT?
L’interesse nel fornire ai pazienti strumenti utili per orientarsi nel mondo delle malattie rare. L’approccio alle malattie rare, infatti, trova un ostacolo importante alle sue possibilità diagnostiche e terapeutiche. Una parte della mia attività lavorativa, come Farmacista Ospedaliera, è rivolta alla gestione delle Malattie rare in termini di PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico); è fondamentale infatti direzionare i pazienti, nel loro percorso di cura, e la mia figura si pone come intermediaria tra clinici e pazienti.

Domanda 3: In che modo il tuo lavoro incide sulla vita dei pazienti con HHT?
Il mio contributo è rivolto alla necessità di fornire ai pazienti strumenti di conoscenza rispetto alle più innovative possibilità farmaceutiche e farmacologiche. La HHT è una malattia molto diversificata che manifesta situazioni clinicamente non rilevanti e situazioni di estrema gravità; credo sia molto utile fornire al paziente un ventaglio di possibilità, di rimedi terapeutici che, condivisi con i clinici, possano essere di riferimento nelle varie situazioni.

Domanda 4: Quali difficoltà deve affrontare una donna impegnata in una attività scientifica?
Nonostante i passi in avanti, le donne faticano ancora a emergere, soprattutto nelle posizioni più alte. I numeri, infatti, rendono ancora tristemente attuale il dibattito sulla partecipazione femminile nella scienza e nella società. Tali numeri, rispetto alla partecipazione del “mondo maschile” nel mondo scientifico, non ci permettono di distogliere l’attenzione sulla auspicabile e indispensabile parità di genere per rendere queste discussioni solo retaggi del passato.

Domanda 5: Quale messaggio vorresti dare alle ragazze interessate a diventare scienziate?
Di non pensare mai di essere inferiori a nessuno. Quello che conta è che credere in sé stesse e andare avanti, sempre, perché solo così si può raggiungere l’obbiettivo. È importante mantenere comunque il modo di essere donne: ambiziose, perché l’ambizione non è un male nella ricerca, anzi un valore aggiunto e una necessità.
La fondazione Italiana HHT “Onilde Carini” ringrazia calorosamente la Dott.ssa Francesca Catalano per la sua dedizione ai problemi dei pazienti HHT e per la sua disponibilità a varie iniziative di informazione e divulgazione dell’Associazione.

02 febbraio 2021
Dr. Andrea Giacomelli
Presidente
 Fondazione Italiana HHT “Onilde Carini”

È un vero piacere per la nostra Fondazione celebrare la giornata mondiale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza con un’intervista speciale alla Dott.ssa Federica Cavalcoli, ricercatrice e gastroenterologa presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, con particolare interesse per la diagnostica e l’espressione gastroenterica dell’HHT.

Domanda 1: Da cosa è iniziato il tuo interesse per la scienza?
Sono sempre stata curiosa. Cercare di capire le cause dei fenomeni o più specificatamente dei meccanismi del corpo umano è sempre stato uno dei miei interessi oltre a voler aiutare le persone. La rivelazione per me è stata un corso di primo soccorso svolto a 18 anni. Per queste ragioni la scelta della facoltà universitaria dopo il liceo scientifico è stata semplice: sarei diventata un medico.

Domanda 2: Cosa ti ha portato ad interessarti di HHT?
Già dal primo approccio sui libri di testo la fisiopatologia della teleangectasia emorragica ereditaria mi è apparsa estremamente affascinante. Le manifestazioni cliniche dell’HHT sono eterogene, andando da modeste manifestazioni cutanee, a quadri di lieve anemia fino a sanguinamenti manifesti e rappresentano pertanto una vera sfida diagnostica. Più avanti durante il corso di specializzazione ho avuto l’opportunità di lavorare con pazienti HHT presso l’Ospedale Maggiore di Crema ed ho compreso le problematiche della gestione di questa patologia e le difficoltà che i pazienti con HHT devono affrontare.

Domanda 3: In che modo il tuo lavoro incide sulla vita dei pazienti con HHT?
Nella pratica clinica ho modo di eseguire esami endoscopici (gastroscopie e colonscopie) ed ecografie nei pazienti affetti da HHT aiutando nella diagnosi di possibili complicanze e nel follow-up a lungo termine di questi pazienti. Inoltre, una componente rilevante del mio lavoro è quella della ricerca clinica che mi permette di approfondire alcune delle tematiche più affascinanti nel campo dell’HHT. Infine, non meno importante penso sia la possibilità di parlare con questi pazienti, sentire le loro storie ed esperienze e poter ricambiare con un consiglio e tanto supporto.

Domanda 4: Quali difficoltà deve affrontare una donna impegnata in una attività scientifica?
Essere sottovalutata. C’è ancora, nonostante gli enormi passi avanti, un retaggio culturale maschilista nel mondo scientifico. Può succedere che un paziente non riconosca l’autorevolezza del camice bianco indossato da una donna ad esempio. I dirigenti di ospedali e centri di ricerca sono poi ancora in prevalenza uomini. C’è anche il tema della conciliazione famiglia-lavoro. Troppe donne rinunciano alla propria carriera o la sacrificano dopo aver avuto dei figli. È un tema di welfare familiare, che in Italia va potenziato per venire incontro alle esigenze delle madri che lavorano.

Domanda 5: Quale messaggio vorresti dare alle ragazze interessate a diventare scienziate?
Il messaggio che posso mandare è di non mollare e avere degli obiettivi ben chiari in testa. Serve volontà per arrivare in fondo a una corsa, per certi versi, ancora ad ostacoli per troppe donne.

La fondazione Italiana HHT “Onilde Carini” coglie l’occasione di questa intervista per ringraziare calorosamente la Dott.ssa Cavalcoli per la sua attenzione ai problemi dei pazienti HHT, per la sua collaborazione con il Centro di riferimento HHT di Crema per la ricerca e con la nostra Associazione per il lavoro di divulgazione dedicato ai pazienti.

28 gennaio 2021

Dr. Andrea Giacomelli
Presidente Fondazione Italiana HHT “Onilde Carini”